22/12/2021 ore: 15:53

Pam Panorama, la mobilitazione continua

Indette altre otto ore di sciopero e richiesto incontro urgente al Ministero dello Sviluppo Economico

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Dopo lo sciopero nazionale del 24 novembre e il presidio al Ministero dello Sviluppo Economico, non si arresta la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori Pam Panorama. Il coordinamento unitario ha infatti stabilito un pacchetto di ulteriori otto ore di astensione dal lavoro, che saranno effettuate entro il 31 dicembre secondo modalità da definire a livello territoriale, e il concomitante avvio di una campagna diffusa e coordinata di assemblee rivolta ai dipendenti per condividere le ragioni della protesta. 

Il 20 dicembre è stata inviata una richiesta di incontro al Mise per affrontare la vertenza in sede istituzionale.

Sono tante le problematiche ad oggi ancora irrisolte e i sindacati di categoria considerano grave la condotta dell’azienda: per Filcams, Fisascat e Uiltucs è inoltre necessario convocare con urgenza i Comitati nazionale e interregionali Covid per stilare una valutazione degli impatti della internalizzazione delle attività di pulizia sull’osservanza delle misure di contenimento del virus previste.

L’internalizzazione di una quota significativa delle ore dedicate alla pulizia dei punti vendita, fino ad allora affidate alle ditte di pulimento - mansione non prevista dal contratto nazionale - sta complicando ulteriormente la vita lavorativa dei dipendenti, messi già a dura prova negli anni da altri scollamenti dal contratto, nuove richieste e un progressivo impoverimento della forza lavoro.

La vertenza approdata al Mise il 24 novembre, che i sindacati hanno chiesto di riprendere il prima possibile, è soltanto la punta dell’iceberg. “È dal 2009 che abbiamo un contenzioso con questa azienda – ci ha detto Walter Bericotto, delegato romano – tutto è cominciato con la disdetta della contrattazione integrativa, alla quale hanno poi fatto seguito le procedure di licenziamento e le riorganizzazioni, gestite sempre unilateralmente da Pam Panorama: noi non siamo mai stati convocati, ma sempre lasciati fuori da tutto questo”.
Anni segnati anche da “un continuo ricorso alla cassa integrazione e più recentemente da un cambio di format che ha peggiorato la situazione già gravosa della rete”, aggiunge Bericotto. 

La richiesta di farsi carico delle pulizie dei negozi, oltre a tradursi in esuberi per le ditte di pulimento, produce “un netto peggioramento delle condizioni di lavoro dei dipendenti Pam Panorama, che in un contesto di cassa integrazione con ore in meno non riescono più a rifornire regolarmente banchi e scaffali, e infine in un disservizio per la clientela”.
E non dimentichiamo che tutto questo sta avvenendo mentre la pandemia, che ha visto questi lavoratori sempre in prima linea, sta tornando al livello di allarme dei periodi più bui.

“Nei primi anni è stato piacevole lavorare in questa azienda, poi c’è stata una brusca frenata – ci ha raccontato Michelina Manzan, impiegata da 20 anni nell’ipermercato di Villorba, in provincia di Treviso – prima l’interruzione dei rinnovi contrattuali, poi il lavoro domenicale che ha sconvolto la vita dei lavoratori e portato scompiglio nel loro privato”. 

“Una volta il fiore all’occhiello di Pam Panorama era la professionalità, il servizio al cliente – ricorda la delegata – ma oggi il cliente sembra essere quasi un intralcio, perché arriva e ci trova impegnati in una serie di mansioni che non riusciamo a svolgere. Nell’ultimo anno c’è stato un aumento costante di richieste diverse e finiamo per rimanere sempre indietro, senza riuscire a offrire un servizio adeguato alla clientela. L’azienda dice che non ci ha chiesto di correre, ma è quello che siamo costretti a fare quotidianamente: quando apriamo siamo ancora lì a sconfezionare i prodotti, preparare gli affettati, allestire il banco”.

Condizioni di lavoro stressanti, scarsa organizzazione: è così che i nuovi assunti non si fermano. “Degli ultimi 10 arrivati qualcuno è rimasto un’ora, qualcun altro mezza giornata – spiega Michelina – perché vengono abbandonati a loro stessi, senza una formazione adeguata, noi non abbiamo il tempo di seguirli e si trovano davanti ai clienti senza sapere bene cosa fare”. 

C’è stata anche una notevole diminuzione del personale negli anni. “Siamo partiti che eravamo 215 e siamo rimasti in 73, quasi tutti part-time. E ora stanno cominciando i pensionamenti. Ci mancava solo l’internalizzazione delle pulizie”. 

Un movimento di sottrazione che l’azienda persegue senza sosta, come dimostra la recente apertura dell’ennesima procedura di licenziamento collettivo nell’ipermercato di Firenze-Campi Bisenzio, che interessa più di un quarto dell’organico complessivo del punto vendita, confermando la direzione della politica aziendale: togliere lavoro a una quota di dipendenti e renderlo impossibile a quelli che restano.