28/10/2022 ore: 11:24

Per uno Stato sociale forte, pubblico e universale

L'intervento di Maria Grazia Gabrielli alla presentazione della piattaforma Cgil

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"Una piattaforma inclusiva, che non isola i campi di intervento ma li tiene insieme, perché insieme vanno affrontati per costruire la difesa e lo sviluppo della sanità pubblica e delle politiche sociali, a garanzia del diritto universale alla salute e ai servizi adeguati ai bisogni delle persone", ha detto Maria Grazia Gabrielli commentando la Piattaforma della Cgil nazionale "Per uno Stato sociale forte, pubblico e universale", presentata il 24 ottobre. 

Nel suo intervento la segretaria generale della Filcams Cgil ha affrontato il tema degli appalti e delle condizioni di lavoro che questi determinano all'interno delle strutture socio-sanitarie e assistenziali, attività cosiddette accessorie ma in realtà irrinunciabili e considerate facenti parte dei servizi essenziali, dalle pulizie e sanificazioni, ai servizi mensa. 


"È necessario compiere una riflessione complessiva sulla sostenibilità economica e sociale dei processi di esternalizzazione e dei servizi che vengono esternalizzati: quando si decide di ricorrere all'appalto per l'erogazione di servizi in ambiti così rilevanti e delicati - ha detto Gabrielli - è fondamentale porre al centro le condizioni economiche, normative e di sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori che operano in quell'appalto". Attenzione ancora più importante in comparti caratterizzati da alta intensità di manodopera, "che incide sul valore dell'appalto per il 55, 60% nella ristorazione e per il 70, 75% in pulizie e sanificazione. Per questo è stato importante il lavoro di ridefinizione dei passaggi nel codice dei contratti pubblici che abbiamo fatto nel corso degli anni, che ha portato al riconoscimento della specificità degli appalti di servizi, indicando in particolare la priorità di garantire stabilità occupazionale e continuità reddituale nel passaggio più delicato, quello del cambio appalto attraverso il mantenimento dell’obbligo di inserire la clausola sociale nei bandi di gara. Perché alla qualità del lavoro si lega la qualità dei servizi che vengono erogati".


Per questo è fondamentale, ha ribadito la segretaria generale della Filcams, "mantenere l'obbligatorietà delle clausole sociali nei bandi di gara, come pure mantenere fermo il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa per l'aggiudicazione degli appalti di servizi", con la rilevante specifica dello scorporo dagli importi assoggettati al ribasso, del costo della sicurezza - e della manodopera. E importante è anche il mantenimento della responsabilità in solido nella catena dei subappalti, altro punto delicato del meccanismo delle aggiudicazioni e del rispetto dei CCNL di settore.

In quest'ottica "i decreti attuativi ora alla discussione del Consiglio di Stato sono particolarmente rilevanti: confermare questi punti cardine di tutela e garanzia eviterà il rischio di un ritorno a un passato fatto di condizioni di lavoro non adeguate, riduzione degli orari a parità di prestazione e scarse garanzie di continuità occupazionale". La segretaria ha sottolineato anche l'efficacia della contrattazione d'anticipo nell'interazione con il decisore pubblico, per provare anche a garantire uniformità territoriale nella dinamica degli appalti.


Gabrielli ha affrontato poi il tema del lavoro di cura, evidenziando due questioni: il fatto che considerarlo, in ossequio a una arcaica tradizione culturale, un'occupazione prettamente femminile abbia rappresentato un limite per l'accesso delle donne al mondo del lavoro; e la crescita del lavoro di cura affidato al privato all'interno delle famiglie, che si fanno carico dell'assistenza ai propri componenti non autosufficienti o in condizioni di disabilità avvalendosi della collaborazione di colf e badanti.

Si tratta di un settore dove il numero dei contratti regolari è superato da quello dei rapporti di lavoro irregolari: secondo i dati dell'osservatorio Inps nel nostro Paese ci sono 961mila contratti regolari di lavoro domestico, per il 47% assistenti familiari e per il 53% collaboratori domestici, che occupano prevalentemente donne e per il 70% migranti, e oltre un milione di rapporti di lavoro irregolari. Soltanto la quota di lavoro emerso in questo settore rappresenta per lo Stato un risparmio di 7 miliardi di euro di cui si fanno carico le famiglie in termini di retribuzioni, contributi, TFR, etc.
"La cura in famiglia non dovrebbe essere una scelta obbligata, l'unica soluzione possibile in assenza di una rete di assistenza territoriale che prenda in carico le condizioni di disabilità e di non autosufficienza all'interno dei nuclei familiari", ha puntualizzato Gabrielli.

"È necessario che il Paese porti a compimento gli impegni assunti con la ratifica della convenzione ILO 189, facendo in modo che queste lavoratrici e questi lavoratori siano equiparati in termini di tutela e di diritti ai lavoratori subordinati".

Si tratta di un terreno dove sono diverse le questioni da chiarire e da rivedere: dai permessi di soggiorno e permanenza nel nostro Paese dei lavoratori migranti, alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro in nero e in grigio; alla formazione e alla qualificazione di queste figure professionali che operano all'interno delle abitazioni di cui oggi si fa carico il sistema bilaterale legato al CCNL di settore.

"In un Paese che ha un basso tasso di natalità e che non riesce a dare la giusta centralità al lavoro - ha concluso la segretaria generale della Filcams - il principio dell'inclusione, presupposto della piattaforma presentata dalla Cgil, è centrale sia per ottenere la necessaria tutela nel sistema degli appalti, sia per parte del lavoro dipendente che oggi si svolge in ambito del lavoro di cura e che potrebbe essere maggiormente valorizzato, per raggiungere gli obiettivi che la piattaforma si pone".