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SERVIZI TURISTICI, OVVERO AURUM HOTELS, NON PAGA I DIPENDENTI EX PARMATOUR: TRISTISSIMO E PREVEDIBILE EPILOGO DELL'INDIGESTO "SPEZZATINO"

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8 marzo 2007

SERVIZI TURISTICI, OVVERO AURUM HOTELS, NON PAGA I DIPENDENTI EX PARMATOUR: TRISTISSIMO E PREVEDIBILE EPILOGO DELL'INDIGESTO "SPEZZATINO"


Filcams Fisascat Uiltucs si sono trovati, ancora una volta, a dover sollecitare la Servizi Turistici srl, società della Aurum Hotels, al pagamento dei salari arretrati di mesi, dovuti ai propri dipendenti, come anticipazione della cassa integrazione straordinaria sottoscritta al momento dell'acquisizione di parte delle attività economiche della ex Parmatour.

La lettera delle federazioni sindacali è stata inoltrata anche al ministero del Lavoro, poiché è stato in sede di vendita della ex Parmatour che Aurum Hotels si assunse l'impegno, con la presentazione di un piano industriale, alla riqualificazione di parti della società non immediatamente profittevoli come, invece, i villaggi vacanze.

I lavoratori in cassa integrazione straordinaria sono attualmente 75, e per essi, dopo un anno di Cigs, aperta al momento della vendita della ex Parmatour, avvenuta a dicembre 2005, vi è un'altra proroga di 12 mesi.

Il punto è che, semplicemente, la Servizi Turistici srl, ovvero la Aurum Hotels, non paga.

Poche settimane orsono, dopo solleciti e pressioni da parte sindacale, sono stati pagati i compensi dovuti per il secondo semestre del 2006. Tuttavia, questo tardivo pagamento è avvenuto solo per i dipendenti delle sedi del centro-nord.

Ora, gli arretrati ammontano nuovamente a due e tra poco a tre mesi. Con un'importante differenza: ai lavoratori del Sud non sono mai stati liquidati nemmeno gli arretrati del 2006.

La pesante situazione è oggetto di attenzione non solo da parte dei sindacati, ma anche, ad esempio, del consiglio regionale dell'Emilia Romagna e di alcuni parlamentari che hanno sottoposto interrogazioni al ministero del Lavoro.

Il passaggio delle attività dalla fallimentare Parmatour all'accoppiata "I Grandi Viaggi" più "Aurum" destò subito polemiche e timori.

Le due società partners erano alquanto "scompagnate": una, la Grandi Viaggi, impresa quotata in borsa, e l'altra, la Aurum Hotels, giovane azienda napoletana che – come scrisse il Mattino all'epoca dell'asta – era «nata con la new economy con l'obiettivo di vendere direttamente senza intermediazione; una società di gestione turistica che per la prima volta propone una catena alberghiera virtuale per assicurare un prodotto completo sfruttando le potenzialità di internet a tariffe molto basse».

Le due società si presentarono insieme all'asta, però, fatto inusuale, l'accoppiata non rappresentava una cordata, essendo l'obiettivo quello di spartirsi le spoglie di Parmatour.

Ad Aurum, che pagò 30 dei 47 milioni di euro complessivi dell'asta, andarono cinque villaggi vacanze: tre in Calabria e due in Sicilia. Con i villaggi, Aurum, si accollò anche sedi e attività che probabilmente non avrebbe voluto prendere, ma che dovette per portare a termine l'acquisto e, si presume, dividere lo "spezzatino" così come gradito alla ben più potente Grandi Viaggi, che, nell'affare di milioni di euro ne mise 17.

Per queste sedi e per questi lavoratori, che all'epoca erano circa 150, la Servizi Turistici approntò un piano, il solito piano, di riqualificazione, ricollocazione, rimessa sul mercato, in cambio di aiuti e ammortizzatori.

Nei confronti dei dipendenti avrebbe dovuto, oltre ai corsi di riqualificazione, provvedere all'anticipo delle mensilità Cigs. E questo non sta avvenendo.