23/12/2022 ore: 12:40

Teramo, stipendi non pagati: revocato l'appalto mense alla casa di riposo

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La lotta paga, tiene a sottolineare la Filcams Cgil di Teramo, e la soddisfazione è tanta quando la battaglia ha avuto luogo sul terreno insidioso degli appalti pubblici.

Al centro della vicenda ritardi di mesi nel pagamento degli stipendi delle lavoratrici e dei lavoratori in appalto presso ospedali, case di riposo e mense scolastiche, ritardi che in alcuni casi hanno toccato gli otto mesi. Lavorare per non vivere.

Dopo due anni di manifestazioni, scioperi, sit-in e incontri con le istituzioni regionali ecco il primo risultato, sono arrivate le revoche degli appalti: la Pap, azienda di ristorazione, ha perso intanto l'appalto alla casa di riposo De Benedictis, a Teramo, ma alcuni comuni della provincia si stanno muovendo nella stessa direzione, per sollevarla dal servizio nelle mense scolastiche e ospedaliere.

"Il nostro obiettivo è l'ingresso di nuove aziende che regolarizzino gli stipendi - spiega Mauro Pettinaro, segretario generale Filcams Cgil Teramo - mentre per il recupero degli arretrati ci muoveremo con i decreti ingiuntivi e attraverso accordi con gli enti, che invitiamo a non saldare fatture alle aziende senza la certezza che gli stipendi vengano pagati".

Si parte quindi dalla revoca degli appalti e si procede con l'insediamento di nuove gestioni, per arrivare a un capitolo fondamentale, la definizione di regole essenziali per la gestione degli appalti che tutelino lavoratrici e lavoratori.

"Chiederemo l'apertura di un tavolo in prefettura per stilare un protocollo di intesa provinciale che stabilisca regole rigide, che tutelino nella massima espressione giuridica i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, che dovrà essere sottoscritto da tutti gli enti e le associazioni datoriali coinvolte", aggiunge Pettinaro. "Chiederemo anche l'impegno da parte degli enti a vigilare sugli appalti, perché non è possibile che il mancato pagamento degli stipendi passi inosservato e non vi sia alcun intervento della committenza".

Le proteste sono cominciate due anni fa, all'inizio della pandemia. Le lavoratrici e i lavoratori hanno organizzato sit-in e flash mob all'interno dei quattro ospedali della provincia: proprio in quel periodo difficile, quando agli addetti si chiedeva molto di più e le protezioni scarseggiavano, gli stipendi mancavano già per mesi. La protesta è stata progressivamente intensificata, fino ad arrivare a questa prima vittoria.

"C'è ancora tanto da fare e non saremo pienamente soddisfatti fino a quando non si tornerà alla 'normalità', ossia fino a quando l'ultima lavoratrice avrà preso l'ultimo centesimo dell'ultimo stipendio che le spettava e fino a quando su tutti gli appalti pubblici verrà ripristinata la legalità: il pagamento degli stipendi in maniera regolare deve essere la conditio sine qua non per gestire appalti pubblici".