14/12/2022 ore: 18:15

La presa di posizione della Filcams sulle dichiarazioni dell'on. Santanchè

Per la ripresa del turismo non occorrono ulteriori discriminazioni, ma politiche di settore serie

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Ancora una volta le dichiarazioni della Ministra del Turismo Daniela Santanchè sono inopportune, offensive e prive di fondamento.
La Ministra, intervenuta all’Assemblea Confesercenti, pur precisando lei stessa di non avere competenza rispetto al tema delle concessioni balneari, in quanto delega di altro Ministro, ha comunque reso noto il proprio punto di vista in merito al riordino del sistema delle concessioni balneari, la cui priorità – secondo la Ministra – non è la salvaguardia occupazionale delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto, né la tutela del diritto dei cittadini di vivere quel patrimonio comune che sono i nostri litorali, ma la tempestiva privatizzazione delle spiagge libere, deturpate dalla presenza di rifiuti e di tossicodipendenti.
“Sono affermazioni gravi e irrispettose che denotano un approccio superficiale quanto discriminatorio nei confronti di persone più fragili, paragonando a spazzatura chi ha problemi di dipendenza”, è il commento della Filcams Cgil, esterrefatta da tali dichiarazioni. 
“Se il Turismo è davvero il “petrolio della nostra Nazione”, così come affermato, che il Governo attivi tempestivamente un confronto serio, e di merito con le parti sociali, affinché possano essere messe in atto tutte le iniziative necessarie per garantire il rilancio del settore, strategico per la nostra economia, e renderlo espressione di un lavoro di qualità e non solo di quantità.
Al riguardo, peraltro, la categoria del turismo della Cgil ribadisce ancora una volta che non è il reddito di cittadinanza la causa della carenza di personale, ma le condizioni di lavoro sempre più precarie e mal retribuite delle lavoratrici e dei lavoratori, spesso molto più qualificati della mansione svolta. Ricondurre le difficoltà del settore al reddito di cittadinanza, addirittura quantificando la quota di mercato persa proprio a causa dello strumento, è un’affermazione pretestuosa e miope, se non ignara dei dati elaborati dall’Inps, che rischia non solo di sviare l’attenzione dalle reali necessità di intervento, non più rinviabili, ma peggio di far fuggire le professionalità rimaste nel settore, arrestandone ripresa e sviluppo.