Cgil e Filcams, occorre tavolo di confronto per affrontare trasformazione
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Roma, 16 maggio - Un piano strategico che manca dell'ingrediente principale, la strategia. È questo in sintesi il giudizio sul Piano Strategico per il Turismo 23/27 presentato dal Ministero, che Cgil nazionale e Filcams Cgil hanno espresso nel corso dell'audizione alla X Commissione della Camera dei deputati e ampiamente documentato in un testo di accompagnamento.
"Il piano individua una serie di obiettivi, in parte condivisibili, senza indicare però quale possa essere la strategia per realizzarli e i tempi previsti per raggiungerli" spiegano la Confederazione e la Categoria, che hanno unito le loro voci nella richiesta inviata al Ministero del Turismo per l'apertura di un tavolo di confronto sulla delicata fase di transizione che il settore sta attraversando. Se da un lato si profilano nuove sfide da affrontare, dal nuovo modello di fruizione turistica che ha preso campo dopo la pandemia alle transizioni digitale ed ecologica, dall'altro pesano sempre di più sulla filiera le vecchie criticità, la precarietà e l'irregolarità del lavoro: il piano mostra attenzione per le nuove tecnologie e per una prospettiva green ma appare carente, secondo Cgil e Filcams, sul tema occupazionale.
"L'unico obiettivo rivolto al lavoro riguarda la formazione, il raggiungimento di una qualità professionale che appare in netto contrasto con l'apertura a tutto campo a contratti a termine e voucher, quando il primo grande obiettivo dovrebbe essere l'innalzamento della qualità del lavoro nel turismo, storicamente compromessa dalla illegalità che ammorba il settore - come mostrano con chiarezza i recenti rapporti presentati da Inl, Istat e Inps - e dalla precarietà nella quale versano lavoratrici e lavoratori".
Il lavoro è la base su cui poggia un'industria che rappresenta il 12% del Pil nazionale, ma invece di essere tutelato negli anni ha subito scelte politiche che lo hanno progressivamente penalizzato: il passaggio dall'indennità di disoccupazione alla Naspi ha impoverito gli stagionali, la deregolamentazione del part-time e dei contratti a termine ha aumentato la loro precarietà e la reintroduzione dei voucher, in assenza poi di un contrasto alla diffusione dei contratti pirata, ha portato i salari al ribasso. È tra questi punti che bisogna cercare le ragioni della difficile reperibilità degli addetti, che in molti casi si sono spostati verso altri settori professionali.
"E non sarà la defiscalizzazione delle mance o l’aver cancellato la tutela economica del reddito di cittadinanza a incentivare il loro ritorno. Un settore che impegna milioni di persone non può essere costruito sulla saltuarietà, le mance e i fuori busta”, ribadiscono Cgil e Filcams.
"Si deve operare sinergicamente per superare la stagionalità - concludono - perché il turismo non si concentra più in periodi limitati dell’anno. Si deve agire perché i servizi siano al passo con i cambiamenti e le trasformazioni in atto, ma per fare questo è necessario partire dal lavoro e dalla sua qualità attraverso un confronto vero con le parti sociali, elemento indispensabile anche per accedere ai fondi del Pnrr fondamentali per la qualificazione del settore”.