29/7/2023 ore: 12:50

Turismo e sviluppo sostenibile, opportunità per il territorio e fonte di buona occupazione

La tappa del Friuli Venezia Giulia

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La campagna nazionale di Filcams Cgil “Mettiamo il Turismo SottoSopra” ha fatto tappa a Trieste, per un incontro con istituzioni e associazioni di categoria sulle potenzialità di una regione particolarmente attraente per i turisti e le opportunità di crescita di un settore che si è sviluppato, fino ad oggi, in modo piuttosto disordinato.

Il confronto si è aperto con i saluti e la relazione del segretario generale di Filcams Trieste, Andrea De Luca, che ha voluto sottolineare come, oggi più che mai, serva cambiare il punto di osservazione del turismo, iniziando a considerarlo come una vera e propria industria pianificandone dettagliatamente e responsabilmente lo sviluppo.

“Non è più possibile delegare al privato o alla singola impresa turistica (spesso piccola e a carattere famigliare) – ha detto De Luca – lo sviluppo di un comparto. Governare il fenomeno dell’accoglienza turistica significa garantire qualità della vita a chi vi abita, investire sul suo patrimonio artistico e culturale e gestire gli equilibri sociali ed economici. Questo significa pensare ad un assetto urbano che tenga conto anche del territorio circostante utilizzando strumenti legislativi, normativi, urbanistici, tecnologici”.

“Il nostro è un territorio che, grazie alle risorse paesaggistiche, al patrimonio artistico e culturale e ai suoi borghi ha le carte in regola per fare del turismo un'industria operativa in tutto l'arco dell'anno – ha detto ancora De Luca – ma in un contesto di forte indeterminatezza, assume ancor maggior rilevanza fornire a lavoratori e imprese riferimenti contrattuali, normativi ed economici adeguati ed aggiornati, che consentano la definizione di un nuovo modello di Turismo sostenibile; è necessario intervenire concretamente sul fenomeno del dumping contrattuale, la contrattazione pirata e tutti i fenomeni di illegalità che proliferano nel settore turistico Bisogna seriamente attivarsi per un ripristino della cultura della legalità. Le irregolarità, la precarietà, la conciliazione vita-lavoro e le retribuzioni basse che caratterizzano il settore, sono alla radice dell'allontanamento delle nuove generazioni dal lavoro stagionale e non solo”.


La discussione si è sviluppata quindi partendo dai dati di una recente ricerca svolta da Ires Friuli-Venezia Giulia e presentati alla platea degli ospiti dal ricercatore Alessandro Russo.

Dai dati emerge che benché il Friuli-Venezia Giulia, e Trieste in particolare dal momento in cui ha scoperto di essere meta turistica molto appetibile, cresca costantemente in termini di presenze a questo non corrisponde un reale miglioramento dei servizi e della qualità del lavoro.

“Il Friuli-Venezia Giulia negli ultimi anni – ha esordito Russo – sta vivendo un rilancio delle presenze turistiche in particolare a Trieste; a questo corrisponde certamente anche una crescita dell’occupazione nei servizi turistici, ma per quanto riguarda la qualità del lavoro ci sono delle criticità legate alle retribuzioni particolarmente basse, soprattutto nel settore della ristorazione, sia a fattori demografici della regione, con la difficoltà di reperire personale giovane. Retribuzioni basse e contratti applicati male o con poca trasparenza rendono il settore sempre meno appetibile da un punto di vista lavorativo”.

Nell’illustrare la situazione del turismo in città e in regione, i rappresentanti delle categorie di Federalberghi e dei pubblici esercizi (Fipe), hanno voluto dare dei segnali che vanno nella direzione di una possibile collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti nell’affrontare e risolvere le criticità legate ai temi della ricettività e dei servizi offerti al visitatore, che devono comunque essere socialmente sostenibili.

“Non siamo santi e non siamo eroi – ha detto Guerrino Lanci, presidente di Federalberghi Trieste – e sappiamo benissimo che nel vasto complesso della ricettività c’è chi lavora in maniera poco trasparente, ma posso assicurare che la categoria che presiedo combatte in tutti i modi il fenomeno dell’abusivismo e del mancato rispetto delle regole. Dove non possiamo intervenire è nell’offerta di camere e strutture dalle piattaforme online, che lavorando spesso totalmente in nero, non sono tracciabili e danneggiano pesantemente il settore. Alle autorità chiediamo per questo di intervenire, introducendo adeguati e più incisivi strumenti di controllo. Anche noi, in questo, faremo la nostra parte”.

Da parte sua, Federica Suman, presidente di Fipe Trieste, ha dato il proprio contributo alla discussione mettendo in luce il problema della scarsa formazione del personale, soprattutto tra i giovani chiamati a un impiego nella maggior parte dei casi stagionale e quindi precario.

“La programmazione è fondamentale per riuscire ad affrontare realmente i problemi del nostro settore” ha esordito. “Bisogna però partire a monte – ha continuato – a livello scolastico, spiegando ai giovani quali sono le possibilità attrattive del nostro settore, che è in fortissima espansione; bisogna intervenire coinvolgendo con i lavoratori, facendo continua formazione”.

Sul fenomeno dell’illegalità a macchia di leopardo che danneggia il settore, Suman ha insistito sulla necessità di controlli serrati. “Serve un intervento chiaro e deciso per stanare la parte negativa della filiera del turismo. Dobbiamo costruire tutti insieme, a piccoli tasselli ma velocemente, coordinandoci in un lavoro di concerto, insieme a tutti formando a una nuova idea di turismo sia i lavoratori che gli imprenditori”.

Una volontà di concertazione espressa anche dall’Assessora regionale al lavoro, Alessia Rosolen, per un settore che non ha mai visto una seria programmazione, che si è sviluppato autonomamente, in modo spesso disordinato.

“Sono convinta – ha detto – che tutte le politiche di attrattività di tutti i territori vadano governate rispetto a tutti gli aspetti che le compongono, in particolare per quanto riguarda il turismo, nella maniera più trasversale, passando quindi dalla qualità del lavoro, dalla formazione e dall’orientamento c’è bisogno di immaginare tutte le politiche di welfare di condivisione di spazi e di programmazione rispetto agli spazi necessari a renderle sostenibili; questo vale in tantissimi settori, vale particolarmente in un settore come il turismo che questo paese ha sempre provato a governare con Contratti collettivi non adeguati e a verifiche e controlli che non sempre ci sono o ci sono stati”.

“È il momento – ha concluso Rosolen – che l’Italia faccia finalmente quel passo di qualità in un settore che è evidentemente trainante, partendo proprio dal tema della sostenibilità. Il turismo è il primo settore industriale del paese e va governato come dovrebbe esserlo uno degli aspetti più preziosi che questo paese ha”.

Al confronto hanno portato la loro testimonianza, le loro esperienze, anche gli studenti dell’Unione degli Universitari, attraverso la loro rappresentante di UdU Udine, Ambra Canciani.

“Molto spesso – ha raccontato alla platea – mi sono trovata a dover accettare dei lavori, accettare determinati trattamenti, solo perché non avevo una forza contrattuale, perché avevo bisogno di quel lavoro, avevo bisogno di fare esperienza. Sotto questo aspetto, quando ci viene offerto un lavoro, esiste una sorta di velato ricatto. Ci viene spesso detto che non abbiamo voglia di lavorare, e che se vogliamo fare esperienza nei primi anni di impiego è normale essere sfruttati perché poi qualcosa arriverà, di nuovo e migliore. Io penso però che il tema sia più sottile, che nella nostra generazione sia cambiato il modo anche di vedere la vita e il lavoro: abbiamo maturato la rinata capacità di voler conciliare i temi della nostra vita e del nostro lavoro, ma questo, nel settore del turismo, molto spesso non avviene”.

Nel chiudere l’incontro, la segretaria nazionale di Filcams Cgil Monja Caiolo ha puntato l’attenzione sulla necessità di rinnovare al più presto i Contratti nazionali di lavoro, condizione fondamentale per rimettere al centro della discussione la qualità del lavoro.

“Stiamo vivendo una stagione estiva caratterizzata da una forte espansione del turismo – ha detto Caiolo – ma i contratti nazionali, scaduti tra il 2018 ed il 2021, sono tutti lontani dall’essere rinnovati. Le imprese ricercano professionalità, competenze, profili altamente formati, per poi non riconoscerli. Il contratto nazionale di lavoro è un diritto e rinnovarlo, soprattutto in tempi brevi, è un dovere, ancor più in questo periodo, usciti da una pandemia che ha messo in ginocchio sì le imprese, ma soprattutto le lavoratrici e i lavoratori, che subito dopo hanno dovuto fare i conti anche con il caro energia e l’inflazione, perdendo il loro potere d’acquisto: mentre le imprese si sono difese aumentando i prezzi, i salari dei lavoratori sono rimasti sempre gli stessi”.

Il salario non è però l’unico tema sul tavolo del confronto con le parti datoriali, perché le condizioni reddituali si migliorano anche attraverso altri aspetti, che vanno normati con determinazione, mettendo mano anche a una diversa classificazione del personale e rivedendo i livelli di inquadramento rispetto nel rispetto delle professionalità.
“Le condizioni lavorative – ha concluso Caiolo – si migliorano rispettando orari, riposi giornalieri e settimanali, riconoscendo gli straordinari, ma anche mettendo in pratica tutte quelle misure che facilitano la conciliazione dei tempi di vita e lavoro. La flessibilità esasperata degli ultimi decenni ha solo fatto male al settore, che adesso soffre della carenza di personale”.

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